
La loro vicenda mi ha colpito così tanto che sono notti in cui, nel mio letto, mi soffermo a pensare a loro. Due ragazzi che hanno inseguito un sogno e continuano, seppur non fisicamente, a farlo. Tanto dolore per la loro morte sulla quale molti si interrogano e scrivono con la saccenza di giudicare e di consigliare. Ho letto quasi tutti commenti sulla pagina Facebook di Daniele Nardi e sono rimasta disgustata da quello che tanti, troppi, si sono permessi di azzardare. Parole senza rispetto, parole che feriscono anche i familiari che dovranno convivere con questa assenza. Ma il mio pensiero va a loro, su quella montagna e me li immagino accoccolati nelle loro giacche blu e rossa con il vento gelido che li accarezza cullando il loro sonno. Un riposo bianco, soffice, tra albe e tramonti che li hanno fatti innamorare di questa vetta così complicata. Corpi che rimarranno lì. Se avessi avuto anche io una passione per le missioni difficili, tale da non impedire a niente e nessuno di fermarmi, avrei voluto riposare sulle montagne. Lontana dall’eco delle cattiverie, delle cose dette per riempire un post, lontana dalla passività di tante persone, dai tanti “potevano evitare”. Le passioni, i sogni non si evitano. Si inseguono e chi vive accanto ad una persona mossa da questo spirito lo sa, accetta. La natura è maestra, accomodante o severa. Gli uomini sono piantine assetate. Daniele e Tom hanno accettato di avere la natura come maestra. Alcune volte la loro sete è stata sedata, altre no. Onore a loro e silenzio.