
Crescono anche in Italia i casi di giovani che rifiutano ogni contatto con l’esterno. Si tratta di giovani tra i 14 e i 25 anni che hanno abbandonato la scuola o il lavoro. Dormono durante il giorno e vivono di notte per evitare qualsiasi confronto con il mondo esterno. Si rifugiano nei meandri della rete e dei social network. Li chiamano “Hikikomori”, termine giapponese che significa “stare in disparte”. Conducono una vita parallela, in disparte appunto, lontana da una società che li fa sentire inadeguati. Il ritiro dalla società avviene in modo graduale. Un giorno il ragazzo non vuole entrare in classe perché ha mal di pancia, dopo si rifiuta di proseguire gli allenamenti di calcio, poi smette di rispondere ai messaggi degli amici, inizia a stare sveglio di notte e a dormire di giorno. L’unica ancora di salvezza è chiudere le porte al mondo che li fa soffrire. Si pensa, erroneamente, che gli hikikomori siano affetti da una dipendenza da internet, schiavi della rete, e che sia stato l’abuso di tecnologia ad averli condotti in questo stato di eremitaggio moderno. Ma non è così, anzi i social possono diventare un ponte con la realtà!