Il lavoro stabile e ben retribuito resta il grande obiettivo per gli italiani. Obiettivo sempre più difficile da raggiungere perché negli ultimi trent’anni di globalizzazione accelerata, tra il 1990 e oggi, l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite: -2,9% in termini reali rispetto, ad esempio, al +276,3% della Lituania, il primo Paese in graduatoria. Lavorare in Italia rende meno rispetto a trent’anni fa e siamo l’unica economia avanzata in cui ciò è avvenuto. Da notare: complice anche l’assuefazione ai sussidi e ai bonus concessi con l’emergenza Covid, gli italiani sempre più rifuggono dal rischio. Il 40% degli italiani è convinto che dopo il Covid avviare un’impresa, un negozio o un’attività professionale sia un azzardo, solo il 13% la considera ancora un’opportunità. Il 72,8% degli italiani è convinto che per realizzarsi nella vita, compiere quei passaggi decisivi che segnano l’ingresso nell’età adulta, come acquistare una casa o mettere su un proprio nucleo familiare, conti soprattutto l’aiuto economico della famiglia d’origine, ovvero la disponibilità di immobili, proprietà, risparmi, che fanno sentire con le spalle coperte. È un’idea molto radicata anche tra i laureati (69,7%) e tra i giovani in generale (66,3%).