Patrizia: Sabato mi trovavo in macchina, incolonnata in un gran traffico, e all’improvviso, guardando fuori dal finestrino, la mia attenzione è stata colta da un gruppetto eterogeneo di ragazzi sui 16 - 17 anni che, pur stando “in comitiva”, erano completamente in silenzio con la testa bassa rivolta verso il proprio smartphone, assorti ognuno nel proprio mondo virtuale: una scena da brividi interrotta solo da un’improvvisa e, alquanto discutibile, reazione isterica di una ragazza che chiedeva disperatamente in prestito il cellulare ad un amico perché aveva finito i giga di navigazione a disposizione.
Non sono contraria alle app, ai social e a tutto quello che producono di positivo ma penso che gli eccessi non vadano bene; sarà che ai miei tempi ci si incontrava in piazza con un gruppo di amici per chiacchierare, ridere e solo quando si rincasava si “messaggiava”.
Mi chiedo dove sia finita l’agorà, quel luogo di incontro in cui ci si radunava per condividere e socializzare. Lungi dal dare consigli di vita, io ho deciso di vivere nel mondo reale e non in quello virtuale. Ad ognuno la sua scelta!