Marianna: Ci affanniamo, ogni giorno, per non deludere le altrui aspettative: in famiglia, sul lavoro, con gli amici. Impeccabili ad ogni costo. Dopo l’ansia da prestazione, dilaga l’ansia da perfezione. Perfetti perché? Per chi? Per gli altri, che poi, detto francamente, saranno migliori di noi sicuramente in qualcosa!? E’ una partita persa in partenza, soprattutto, se pensiamo di farlo per terzi e non per noi stessi. Bisognerebbe sempre tendere alla perfezione, certo, ma con la consapevolezza che non la raggiungeremo mai: siamo essere mortali, andiamoci cauti! La perfezione non è il traguardo, la meta ultima, l’obiettivo finale, la perfezione è il pretesto per tagliare numerosi traguardi, raggiungere risultati, conseguire obiettivi importanti. E’ come l’orizzonte: il motivo per cui cammini e devi camminare. Non credo conti essere perfetti, i migliori: nuoce gravemente alla salute ( in alcuni casi diventa dipendenza ). Conta essere diversi, distinguersi per qualcosa, quel qualcosa che ha la tua firma, la tua impronta, il tuo odore: unico. Nell’unicità svelata di ognuno di noi risiede la cura, quella dell’animo nostro in continua lotta e tempesta.
Io non sono perfetta e vado sempre di fretta. Eppure, sono soddisfatta e poi, insoddisfatta e poi, soddisfatta di nuovo…
Accettiamoci per quello che siamo e per quello che possiamo fare: il mondo è pieno di meravigliosi imperfetti.