
La mia riflessione è dedicata a chi crede, a chi ha fede, a chi si è rifugiato nella preghiera in questo infinito periodo di emergenza, isolamento, così difficile e doloroso. Papa Francesco sta tanto partecipando, direi in modo paterno, alle nostre sofferenze trovando parole di conforto e di speranza per ognuno di noi che nutriamo affetto per questo grande Papa. Un uomo innanzitutto, che porta i segni del dolore sul suo viso, che prega per medici, infermieri, malati, vittime, senza sosta dal primo giorno di questa pandemia. Non dimenticheremo la sera di Venerdì 27 Marzo, la sua Benedizione “Urbi et Orbi” con il Santissimo Sacramento sul Sagrato della Basilica San Pietro dove erano puntati gli occhi del mondo. O ancora la Passione di Gesù il Venerdì Santo o la Via Crucis la sera dello stesso giorno. Ognuno di noi, in base alla propria sensibilità, sarà, probabilmente, stato “colpito” dalle parole del Papa. A me resteranno queste: “Il buio e la morte non hanno l’ultima parola. Coraggio.”